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Il Giglio
I Gigli: storia ed evoluzione delle macchine da festa
A differenza del “majo-albero”, utilizzato nelle feste come espressione di riti propiziatori per la fertilità e la prosperità, il Giglio è il simbolo della fede e dell’amore per il Santo Patrono. Utilizzato in un primo momento come semplice ornamento dei ceri portati in processione, il giglio è diventato, nel tempo, una vera e propria struttura lignea eseguita da artigiani, maestri d’ascia, carpentieri e falegnami sulla scorta di continue esperienze annuali determinate dalla buona o cattiva riuscita della struttura precedentemente realizzata,
I Gigli sono oggi costruiti sul sistema della “borda”, un’asse centrale sulla quale sono collegati tutti gli elementi strutturali in una condizione di maggiore stabilità ed elasticità. Tale sistema, introdotto per la prima volta nel 1887 per volontà del mastro carpentiere Filippo Cantalupo, costituisce l’elemento innovativo che cambiò radicalmente l’assetto strutturale del Giglio, rendendolo una struttura più flessibile ed idonea a supportare gli sforzi e le tensioni interne determinate da forze dinamiche agenti sulla struttura, specialmente nello stato di moto.
I Gigli, infatti, vengono sollevati attraverso una serie di varre e varretielli, barre e barrette realizzate in legno di castagno e manovrati a spalla dai “cullature“, ( i cullatori ), nome che deriva probabilmente dal movimento oscillante prodotto, simile all’atto del cullare. L’ insieme dei cullatori, di norma intorno ai 120, prende il nome di paranza.